La task force per l’Aeroporto di Reggio Calabria, svilita dall’inerzia amministrativa del Comune e della Città Metropolitana, c’è da chiedersi se ha motivo di esistere, atteso che manca un confronto e soprattutto un’agenda di indirizzo e di supporto tra le parti. Per non parlare dell’inconcepibile ‘silenzio’ della società di gestione SACAL, il cui piano industriale per l’infrastruttura non è ancora stato ‘lanciato’. I nostri appelli, di programmare una strategia di ampio respiro, caduti nel vuoto. E adesso, che la pandemia Covid, ha ulteriormente limitato il traffico aereo, si sarebbe potuto ragionare ad una fase di rilancio, proprio con l’intento di essere pronti in fase di apertura dei voli e dei collegamenti nazionali.
Siamo convinti, lo ribadiamo, servono idee e management all’altezza della sfida di sviluppo di cui necessita l’Aeroporto di Reggio Calabria. I milioni (25) ad esso destinati, da un emendamento al bilancio dello Stato di due anni fa, siamo sicuri bastino per il suo rilancio? Se non si elabora un disegno che coinvolga le compagnie di bandiera e altre società che hanno intenzione – senza trattative a rialzo – di far atterrare gli aerei in riva allo Stretto, pensiamo di NO!
Inoltre risulta indispensabile, scongiurare le strumentalizzazioni montate ad arte, anche con luoghi comuni, o addirittura da talune compagnie di aviazione, secondo cui le restrizioni del ‘Tito Mnniti’ rappresentano un motivo insormontabile per la sua effettiva ripresa. Niente di più falso. La restrizione riguarda, considerata l’orografia del territorio e dell’aeroporto, con un raggio di virata molto stretto, il sistema di
atterraggio, per cui sono richieste abilitazioni di piloti ed equipaggio che alcune compagnie (e sulle quali Sacal erroneamente insiste) non possiedono.
Senza entrare nel merito tecnico che non ci compete, atteso che ci sarebbe una nuova procedura invece idonea almeno in parte, ad oggi non chiediamo – è il caso di dirlo – voli pindarici ma, servizi essenziali, periodicità, sicurezza e una visione di ampio respiro per far decollare l’aeroporto Tito Minniti. Intavolando trattative con le compagnie che hanno a disposizione vettori ed equipaggi idonei ad atterrare a Reggio Calabria e soprattutto disposti a garantire almeno due voli giornalieri.
E poi occorrerebbe saper spendere bene i suddetti 25 milioni, per rendere funzionale e attrattivo lo scalo. Prima, si faccia, si discuta e si approvi il piano regolatore per l’Aeroporto, per modellare interventi previsti per la riqualificazione e messa in sicurezza dello scalo. Perché c’è da dire che il piano regolatore dell’Aeroporto, anni fa pagato dalla comunità e prodotto da Sistematica, oggi SALE (società che gestisce l’Aeroporto di Venezia), non si sa che fine abbia fatto! E per entrare nel merito delle schede progetto previste da SACAL, c’è da appuntare che al netto del necessario rifacimento del sistema di illuminazione notturno, gli interventi diversificati all’ interno dell’aerostazione, con i rispettivi appalti, rischierebbero di produrre ingenti ritardi e soprattutto disagi agli utenti e ai servizi dell’aeroporto stesso. Per non parlare degli interventi previsti sulla pista: sarebbe un errore gravissimo intervenire su una pista invidiata da tutti gli aeroporti d’Italia; è in ottime condizioni, non è usurata, anzi, gode di un ottimo coefficiente di frenata. Sarebbero soldi buttati. Piuttosto si intervenga su l’allargamento dei piazzali, sul miglioramento delle vie di rullaggio, sull’ eliminazione di ostacoli alla navigazione, e si preveda la possibilità di manufatti e aree da destinare alle attività produttive. Non di meno importanza sarebbe un ulteriore miglioramento delle procedure strumentali sull’aeroporto e l’ampliamento e riqualificazione dell’area parcheggi. Insomma sono queste le idee che la Cisl Metropolitana mette in campo per dare un nuovo volto all’Aeroporto di Reggio Calabria. Infrastruttura che avrebbe dovuto essere accompagnata e seguita da politiche territoriali forti, convinte e lungimiranti. Invece è costretta ad arrancare nell’incapacità della classe dirigente locale, incapace di darle una visione di sviluppo.