“Attendevamo insieme a tutte le famiglie italiane lo schema di disegno di legge del “Family Act”, nella convinzione che in questa fase di difficile uscita dalla fase emergenziale sia necessario dare un sostegno alle famiglie, insieme al sostegno alle imprese. Abbiamo apprezzato il testo, ma chiediamo che al più presto si apra un confronto con le Organizzazioni Sindacali sugli 8 punti previsti, in modo da poter approfondire nel dettaglio i diversi aspetti”.

Lo dichiarano in una nota i Segretari Confederali della Cisl, Giorgio Graziani ed Andrea Cuccello, Responsabili dei Dipartimenti Donne e Giovani e Politiche Sociali della Cisl. “Lo schema di decreto propone infatti alcuni interventi a sostegno delle famiglie con figli, che però non sempre hanno la portata che sarebbe necessario prevedere per raggiungere realmente i fini esplicitati. Ad esempio, in relazione al sistema dei congedi e dei permessi, non si interviene sulla copertura retributiva del congedo parentale, pur avendo già sperimentato nella fase emergenziale una copertura maggiorata al 50% rispetto al 30% strutturalmente previsto. La genericità delle previsioni, inoltre, non aiuta a capire se si tratta di congedi aggiuntivi rispetto all’esistente.

Fondamentale invece il riconoscimento riservato al ruolo della contrattazione collettiva sottoscritta dalle rappresentanze maggiormente significative sul piano nazionale, a partire dal rilancio degli incentivi alle norme contrattuali per la conciliazione vita-lavoro. Apprezziamo inoltre, finalmente, la definizione di un Assegno universale per le famiglie, che riordini le frammentate misure in essere, venga corrisposto per ciascun figlio e ciascuna figlia sino ai 18 anni di età con maggiorazioni per il secondo ed ulteriori, sia proporzionale alla situazione economica della famiglia. Riscontriamo inoltre alcune criticità, anche di origine culturale, in tema di promozione della parità di genere all’interno dei nuclei familiari. Non ci piace, ad esempio, la definizione di “secondo” percettore di reddito, riferita chiaramente alle donne che rischia di suonare alquanto discriminatorio, così come ci pare manchi il giusto approccio rispetto alle responsabilità genitoriali in un’ottica di condivisione tra madri e padri, evitando così di perpetuare l’idea di una conciliazione ancora a misura di donna che auspichiamo di poter recuperare in sede di confronto. Infine un aspetto che preoccupa fortemente sono i tempi: possiamo davvero chiedere alle nostre famiglie di attendere più di due anni per vedere la sua completa realizzazione? Noi pensiamo che sia necessario agire al più presto”.