La violenza di genere trova spazio laddove una cultura subdola spinge una fetta di comunità a tacere e fingere che non ci sia alcun problema col sessismo nella nostra società. Non si tratta di un problema che riguarda pochi ma una questione che dovrebbe impegnare, politicamente e socialmente, tutti. Non già perché l’ONU ci ricorda che il 25 novembre è considerata come la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ma perché si tratta di un fenomeno che si propaga, per la stragrande maggioranza dei casi, con episodi mai denunciati, e di conseguenza con un altissimo valore sommerso che non può essere indagato. E quando parliamo di volenza di genere ci riferiamo ad ogni gesto di violenza fondato, che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce e la coercizione o addirittura la privazione arbitraria della libertà. Per costruire una nuova cultura servono modelli, leggi, educazione e soprattutto protezione. I centri antiviolenza sono pochi e spesso brancolano nel buio di una legislazione fatiscente in materia. Abbiamo accolto positivamente per questo, la notizia della formalizzazione di un osservatorio regionale sulla volenza di genere. Occorre che venga riempito di attività, contenuti e fondi; e siamo certi che non mancherà l’input del suo coordinatore Mario Nasone e della rete costruita in merito Accanto a questo occorre la capacità istituzionale e associativa di saper fare rete, per scardinare omertà e paura, soprattutto quando ci si trova di fronte a situazioni di violenza nel nucleo familiare. La violenza di genere e intra-familiare infatti è molto diffusa, a volte in contesti familiari insospettabili e rimane spesso impunita e sconosciuta, salvo la sua manifestazione più cruenta raccontata dalle cronache. Il nostro auspicio è che il problema educativo e della sensibilizzazione non venga declinato solo ed esclusivamente al genere maschile. Anche le donne devono avere la responsabilità e la capacità di essere ‘collante’ tra agenzie educative e vittime di un disagio che fa registrare numeri allarmanti, anche a Reggio Calabria. Le istituzioni investano in politiche mirate e risorse economiche, per rafforzare i centri antiviolenza e l’Osservatorio regionale – strumento efficace di monitoraggio e studio – e noi faremo la nostra parte per mettere assieme tutte le parti sociali affinché per la prima volta, si lavori in sinergia rispetto ad un fenomeno che riguarda la quotidianità e la prossimità di chi ci sta accanto.
Nausica Sbarra – Coordinatrice donne Cisl Rc
Rosi Perrone – Segretario generale UST Cisl Rc
Reggio Calabria, lì 20/11/2018 Ufficio Stampa Ust-CISL Reggio