Venerdi 11 settembre alle ore 10.30 presso la sede della CISL, sarà presentato un documento programmatico per il confronto con i candidati alla carica di sindaco per il Comune di Reggio Calabria.
Una conferenza stampa promossa da CGIL, CISL e Uil per attivare proficuamente un dibattito ed un approfondimento sui temi centrali che dovranno interessare la prossima amministrazione.
La Cisl di Reggio Calabria e di Messina, con i segretari generali Perrone e Alibrandi intervengono nel dibattito sul Ponte dello Stretto:
Ancora una volta alla ribalta delle cronache arriva l’idea della realizzazione del Ponte dello Stretto. Questa occasione di dibattito è stata offerta dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha accennato, addirittura, ad un Ponte ‘sotterraneo’. Una sorta di tunnel per collegare le due sponde dello Stretto.
Al netto di valutazioni tecniche e di fattibilità per le quali, ovviamente, non entriamo nel merito è doveroso, però, aprire una riflessione che sfugga dalla retorica e da una appiattita ideologia di parte.
Non ci troviamo di fronte ad una sliding doors concettuale Ponte si/Ponte no.
Esiste il progetto Ponte, c’è uno studio di fattibilità che ha valutato l’esistenza dei presupposti ambientali ed infrastrutturali, ci sono penali da pagare a carico dei cittadini nel caso non si dovesse realizzare.
Ma insieme a coltivare una battaglia di campo per la costruzione di un Ponte dello Stretto, e per lo Stretto, la Cisl non può far finta che non esista anche un’Area integrata dello Stretto, per la quale non avevamo nascosto l’entusiasmo sincero alla nascita, sintesi di un percorso virtuoso istituzionale e da una forte sinergia territoriale tra la regione Calabria e la regione Sicilia. Forse uno dei pochi casi in cui le due regioni hanno lavorato fruttuosamente fianco a fianco.
Quelle furono, a nostro modesto avviso, le basi di un ‘ponte’ culturale, strategico e urbanistico tra le due sponde sono fondamentali insieme all’opera infrastrutturale.
Ma, ad oggi, cosa si è fatto per razionalizzare i presupposti dell’area integrata?
Un ruolo fondamentale in questo senso, lo avrebbero dovuto avere non solo le parti sociali e le istituzioni, ma anche le aziende di trasporto pubblico locale, reggina e messinese; perché proprio quest’ ultime, avrebbero dovuto sviluppare e rilanciare un quadro di servizi funzionale, moderno, efficiente e soprattutto ambizioso. Perché il bacino metropolitano è una porzione d’Europa dalle immense potenzialità e contestualmente al Ponte sullo (o dentro) Stretto, occorre gettare le basi per un’azione di valorizzazione degli assetti strategici dello Stretto, con strumenti adeguati – riqualificazione delle infrastrutture di prossimità per esempio – ad incentivare turismo e attrattività commerciali. Una grande idea come quella del Ponte dello Stretto necessita parallelamente di altre infrastrutture, stradali e ferroviarie, che garantiscano i collegamenti veloci con il resto del Paese e quindi dell’Europa.
Condizioni reali che, insieme alla costruzione di un Ponte, collegamento determinante per unire il Sud Italia all’Europa, consentirebbe a Messina e Reggio Calabria di guardare al futuro con un’ottica diversa.
Quel che è certo, ribadiamo con altrettanta convinzione, è la necessità che venga intavolato un serio ragionamento che metta al centro oltre che la grande opera – così come auspicato dal Premier Conte – il parallelo investimento nella realizzazione di una serie di infrastrutture e piattaforme logistiche che superi le quotidiane criticità per servizi e trasporti e faccia da base per la realizzazione del Ponte stesso.
Non accettiamo di coltivare un sogno senza una reale politica di sviluppo per le due sponde; dunque, niente più cattedrali nel deserto ma grandi ed armoniche progettualità fattibili.
Siamo a queste condizioni dunque pronti ad un confronto costante e ad un supporto di idee e proposte, affinché due contesti urbani, determinati come mai era accaduto in passato, possano avere un’unica visione d’insieme.
Rosy Perrone – Segretario generale CISL Reggio Calabria
Antonino Alibrandi – Segretario generale CISL Messina
La fase post Covid deve essere gestita cogliendo le opportunità che derivano dai fondi europei del Recovery Fund e del Mes, qualora il Governo su quest’ultimo decidesse di procedere senza condizionalità stringenti. Perchè se così fosse, una nuova e vera occasione per il Sud si presenterebbe nella misura in cui i territori e le regioni del Mezzogiorno sarebbero pronte a far fronte unico alla sfida del futuro: accorciare il gap tra le due ‘Italie’. Le regioni del Sud con un ragionamento sinergico ed istituzionale e mai secessionista, con una misura shock potrebbero davvero seguire il passo dell’area del Nord Italia, il cui sviluppo ha tempi e processi molto più dinamici e più competitivi.
Giusto riprendere dunque la sfida del nostro Segretario nazionale aggiunto Luigi Sbarra, secondo cui una coraggiosa e intraprendente scelta politica di istituire una ‘No Tax Area’ per il Sud per dieci anni, rilancerebbe i territori e soprattutto la Città Metropolitana verso scenari inaspettati.
Una grande No Tax area sarebbe capace di lanciare un messaggio potente agli investitori del mondo, e darebbe al contempo, un reale sostegno ai tanti artigiani e piccoli imprenditori che ogni giorno fanno miracoli in territori difficili. Visto che il Governo sta lavorando sull’iniziativa di attrarre investimenti al Sud, infatti, deve essere consequenziale anche il concetto che a fianco di ogni misura di sviluppo, occorre una forte azione di contrasto alla criminalità mafiosa ed economica che purtroppo, viaggiano ormai troppo spesso in parallelo.
I corposi investimenti che stentano ad arrivare soprattutto da comparto privato, sarebbero la prima leva con la quale risollevare la nostra periferia. Penso ai fantastici territori martoriati della provincia; godrebbero di uno strumento concreto per valorizzare le bellezze naturalistiche e storiche dell’area grecanica e ionica, dell’entroterra tirrenico, della costa reggina bagnata da due mari. Non solo l’aspetto turistico verrebbe rinfrancato, ma l’intero indotto industriale e commerciale legato al Porto di Gioia Tauro. A più riprese ho sottolineato l’importanza dell’infrastruttura contestualizzata nel pieno dell’efficienza della Zes, ecco: una ‘No tax Area’ sarebbe il sigillo definitivo ad un dispositivo economico e finanziario ancora non realmente entrato in funzione. Ma anche le altre infrastrutture godrebbero di un concreto aiuto di rilancio, dall’aeroporto ai collegamenti sullo Stretto. Questi sarebbero rinvigoriti da uno spostamento fisiologico di capitale umano ed economico.
Ovvio è che questo grande sogno di uno strumento di un’area a fiscalità di vantaggio, dovrebbe essere accompagnata da politiche armoniche rispetto alle reali ed impellenti esigenze del nostro territorio.
Dal miglioramento dei servizi essenziali, alla ripresa dell’edilizia con la riapertura dei cantieri, ad una qualificazione della sanità, con assunzioni e rigenerazione da parte del management commissariale, alla costruzione di un welfare reale che si prenda cura delle esigenze delle famiglie e delle fasce sociali più vulnerabili. Insomma un processo organico che tenga conto di azioni mirate ad un approccio si verticale ma anche e soprattutto orizzontale. Perché la ‘No Tax area’ anche se non dovesse risolvere gli atavici problemi della burocrazia, del deficit di infrastrutture, delle politiche di welfare per le famiglie, potrebbe svegliare la politica italiana dal torpore verso il Sud.
Non può che determinare ottimismo la notizia diffusa dal Sole 24 Ore dell’aumento, considerevole, del traffico Container del Porto di Gioia Tauro; anche perché questo dato arriva al tramonto di una fase storica per l’economia mondiale. Una ‘movimentazione’ aumentata del 40% rispetto al primo semestre del 2019; collocandosi ai livelli dei porti di Rotterdam, Anversa, Shangai e Tangeri.
La pandemia infatti avrebbe potuto incidere negativamente come è stato per quasi la totale restante parte dei comparti economici e commerciali. Ma per il Porto di Gioia Tauro, così non è stato. Dunque onore al merito, a chi – management e maestranze – ha saputo penetrare (invertendola) la tendenza che ha fatto registrare una crisi economica epocale.
Tra i porti del Mediterraneo, senza dubbio quello di Gioia Tauro è il più importante per infrastrutture, posizione strategica e dunque per efficienza; ragion per cui, sta assumendo sempre più la leadership nell’Europa meridionale. Il lavoro di riqualificazione e rilancio ha dato i suoi frutti, grazie all’ammodernamento del parco mezzi, alla demolizione di tre gru di banchina obsolete, al miglioramento delle banchine e di alcuni fondali al fine di rendere più agevoli e sicure le manovre delle navi che arrivano, le quali, in considerazione delle grandi dimensioni, hanno bisogno di una profondità di almeno 16 metri. Un complesso programma di sviluppo – come riportano i media regionali – che certamente servirà a rendere il porto maggiormente competitivo. Ma per essere costantemente competitivo rispetto alle sfide alle quali l’economia globali chiama, il Porto deve essere inteso anche come volano per la Zes, altrimenti lo sguardo verso il futuro sarà di relativa gittata.
La zona economica speciale, guidata da un comitato di indirizzo composto dal presidente dell’autorità portuale e da un team di esperti, deve valorizzare le enormi potenzialità del porto, attraverso la semplificazione dei procedimenti amministrativi per le aziende investitrici e al contempo, garantire l’esecutività dell’impatto delle misure agevolative in termini di defiscalizzazione e intercettazione di finanziamenti per e sul territorio dell’intera area.
La Zes, frutto di un’idea politica istituzionale dedicata al mezzogiorno, è finalizzata ad incentivare insediamenti imprenditoriali, per far crescere l’infrastruttura marittima e il suo indotto.
Ma oggi parlare della ZES non vorremmo potesse apparire come l’ennesima incompiuta del nostro territorio, piuttosto vorremmo invece, potesse essere percepita come un volano di sviluppo concreto. Ciò che si percepisce è che, ad oggi, molti sono i ritardi e le perplessità che evidenziano le contraddizioni che – ci chiediamo – sono da ascrivere solo alla governance delle ZES?
Al momento, così com’è oggi strutturato il Comitato di Indirizzo appare quasi ingessato, non svolgendo un ruolo di sprone in grado di incidere a favore della modernizzazione industriale delle aree ZES ma dopo tutta la foga pubblicitaria della istituzione pare sul tema che anche il governo non dia input perlomeno non evidenti; lo strumento è invece appetibilissimo per il Paese soprattutto oggi nella fase post Covid-19.
L’attuale meccanismo di incentivi della Zes prevede il credito d’imposta per i grandi gruppi industriali che fatturano miliardi di euro dunque in una visione che veda la Zes di Gioia Tauro incastonata in un sistema paese che attui scelte di politiche industriali soprattutto oggi con l’ arrivo dei miliardi del Recovery Fund, noi pensiamo potrà essere un importante viatico per la ripresa economica del Paese non trascurando che anche la piccola e media impresa locale potrebbe avere un futuro serio che crei occupazione vera, quella che potrebbe rilanciare l’area di Gioia Tauro e non solo. Il nostro territorio ha bisogno di un’economia reale in grado di incidere concretamente nelle casse dei piccoli imprenditori affinché possano essere datori di lavoro di giovani altamente formati a questo proposito apprezziamo la vision del ‘Cefris’ che si sta attrezzando in questa direzione.
Occorrono reti, occorre un patto sociale affinché anche con Città Metropolitana e Regione Calabria si facciano interventi mirati a riqualificare la parte logistica ad oggi potenzialità inespressa. Con la riqualificazione di capannoni oggi in disuso e con la attivazione di vie di collegamento ad oggi poco curate e poco accessibili al resto della Calabria. Dalla zona ionica reggina al resto del territorio regionale, le infrastrutture stradali e non solo sono da adeguare.
L’area di Gioia Tauro deve inoltre, essere ben connessa all’aeroporto di Reggio (la cui non/fruibilità aprirebbe un altro tema scottante) e con quello di Lamezia e Crotone, proprio per essere in grado di attrarre l’attenzione e la convenienza di investitori che non ‘sentano’ lontano geograficamente ed economicamente un polo strategico come il Porto di Gioia Tauro.
La Zes – e il suo futuro – saranno il termometro delle opportunità per nuova occupazione e una fattiva crescita del lavoro competente. Senza questa prospettiva, anche la positiva attività di gestione della struttura Porto, rischia di essere contingente e non poter fare da moltiplicatore, senza politiche economiche di accompagnamento e sostegno all’indotto che essa genera invece la Zes potrebbe essere la chiave di volta. Non bisogna perdere questa occasione di futuro e si può fare assieme, in una rete pattizia di volontà reali al servizio del territorio metropolitano.
L’anima imprenditoriale della metrocity dal secondo dopoguerra in poi, è stata caratterizzata anche dal comparto edile, oggi in uno stato quasi comatoso, e che pare non riesca a ripartire anche per via di tutte le opere ferme al palo, in attesa che la pubblica amministrazione risolva contenziosi e riesca a programmare e progettare una ripartenza dell’economia del settore.
Sono tante le criticità, è inutile negarlo, che condizionano rallentamenti e addirittura paralisi di strutture ed infrastrutture che potrebbero cambiare il volto metro.
Dal Palazzo di Giustizia che rischia di divenire l’incompiuta-simbolo di un modus operandi soffocato da burocrazia e contenziosi. Di questi giorni la richiesta del Sindaco al Governo di far inserire l’opera tra le 130 previste dal Decreto Semplificazione. Se ci fosse stato un confronto per tempo su questi temi con le parti sociali, probabilmente si sarebbe agito, prima che si giungesse all’approvazione in Parlamento.
La Gallico-Gambarie progettata e appaltata attraverso fondi europei dalla Regione Calabria, rappresenta una vera e propria grande opera; ma anch’essa procede a rilento, e non si riesce a trovare la quadra.
Le Bretelle del Calopinace che avrebbero dovuto collegare la parte alta della città (Cannavò, Mosorrofa, Spirito Santo) al centro città, sono un cantiere bloccato dopo un contenzioso chiuso. Ancora la comunità aspetta che venga riappaltata l’opera, in quanto questa rappresenta un’infrastruttura importante per dare respiro e fluidità alla mobilità cittadina.
Anche le ‘Aste del S. Agata’ sono un cantiere fermo. Questa opera invece avrebbe collegato il centro città con la zona sud proprio per bypassare il congestionamento automobilistico in zona Arangea. Addirittura l’opera prevedeva uno svincolo, realizzato da Anas, al quale non seguirono i lavori di ammodernamento e riqualificazione dell’arteria.
Può risultare anche superfluo sottolineare l’incompiuta ormai storica della Bovalino-Bagnara, progetto di 20 anni fa, che, insieme alla Limina, avrebbe dovuto rappresentare un’opera strategica per l’intero territorio metropolitano.
Sempre per quanto riguarda i collegamenti della provincia, non si è mai capito come mai alcuni tratti della 106 come Ardore-Locri non abbiano mai visto la luce della riqualificazione, così come è avvenuto per la variante di Palizzi. In questo caso il progetto era finanziato da Anas ma è scomparso dall’agenda delle opere di ammodernamento nel silenzio più assordante.
E più in generale ritengo che l’ammodernamento della Statale 106 sia una delle più importanti opere in termini di collegamento infrastrutturale e sociale. Soprattutto per quanto concerne il Megalotto che, da Palizzi Marina, dovrebbe giungere fino a Caulonia. I comuni della Locride dalla Città Metropolitana, luogo da cui dovrebbe naturalmente partire il rilancio culturale ed economico del nostro comprensorio, senza una vera e propria riqualificazione della 106, rischiano di diventare periferia avulsa dal contesto cittadino di Reggio Calabria.
Per certi versi nota dolente, a causa dei tanti incidenti mortali, la costiera della fascia ionica è stata paralizzata anche nella sua naturale vocazione, ossia turistica. Troppo scollegata e poco dinamica la viabilità con l’aeroporto ed il porto della città capoluogo.
Insomma opere più o meno di grande impatto strategico e logistico che, vanno ad aggiungersi a tutti i cantieri fermi previsti per la rimodulazione del Decreto Reggio – in ballo c’erano circa 180 mln – e dei patti per Reggio e per il Sud, il cui importo totale si aggira al di sopra degli 800 mln di euro. E poi fondi nazionali e comunitari per dissesto idrogeologico e messa in sicurezza della porzione dell’edilizia scolastica. Insomma parliamo di un qualcosa come oltre 1 miliardo di euro per la metrocity di Reggio Calabria. Una paralisi che ha ucciso il comparto edile e il suo indotto. Per non parlare del dramma sociale causato da una disoccupazione dilagate del settore. Chi risponde di questa miopia amministrativa? Chi si assume la responsabilità di una mancata progettazione e pianificazione? A chi si dovrebbero attribuire i fallimenti di un’evidente incapacità gestionale? Chi ha il dovere di dare le risposte giuste si metta una mano sulla coscienza e lavori perché questa metrocity riscatti dal giogo del bisogno i propri cittadini.
Le minacce al capo della sezione Gip-Gup di Reggio Calabria giudice Tommasina Cotroneo, sono un chiaro segnale di minaccia allo Stato. La Cisl Metropolitana di Reggio Calabria esprime la totale vicinanza al Giudice Cotroneo, e alla sua famiglia.
Un gravissimo atto intimidatorio che di certo, non inibirà il grande lavoro del giudice antimafia, ma che induce a non abbassare la guardia in una terra ancora troppo asfissiata dalla criminalità organizzata.
Nel corso dei lavori del Comitato esecutivo tanti sono stati i temi trattati, per approfondire e discutere le criticità che imperversano nel territorio metropolitano. Alla relazione introduttiva tenuta dal Segretario generale Rosy Perrone si è avuto un confronto aperto a tutto campo con i segretari di federazione intervenuti al dibattito – Loiacono (fnp), Ascanelli (first) Chiarolla (fim), Corsaro (filca), Sera (fp), Giordano (fit) e Piscioneri (fai) – dopo del quale c’è stato un intervento qualificato del Segretario generale Calabria Tonino Russo. La discussione si è diramata speditamente con condivisione piena della relazione introduttiva della segretaria generale contribuendo di fatto a tracciare una linea sindacale da seguire nei mesi – tormentati da una fase post Covid – che verranno.
Infrastrutture, trasporti, zes, Area dello Stretto, temi socio sanitari ed ambientali sono stati punti focali dell’analisi del gruppo dirigente Cisl. Per la provincia di Reggio quasi inesistenti (130 gradi opere per 200 miliardi) le opere infrastrutturali previste dal Decreto Semplificazione, dunque aeroporto e collegamenti con lo Stretto ancora lontani dalle priorità di un Governo lento. Più volte – soprattutto dopo l’istituzione dell’autorità di sistema dello stretto – si è messa in discussione la miopia dello Stato, della Regione Calabria e della Città Metropolitana rispetto ad un tema fondamentale per il futuro del nostro territorio. Lo Stretto come risorsa e come elemento di congiunzione, culturale, commerciale ed economico tra Europa e Mediterraneo: è questa la vision della Cisl. Ad oggi poco attenzionata da un management politico distratto. Inoltre, si è ribadita la necessità di discutere di Europa in Europa e con l’Europa. L’Italia dovrebbe vantare una forza propulsiva in termini di sviluppo come asse importante tra Europa e mediterraneo ed invece continua a cincischiare sul Mes che potrebbe invece rappresentare un buon obiettivo sanità o dei recovery fund.
Un aiuto europeo agli Stati, senza condizionalità, potrebbe davvero far ripartire l’economia soprattutto del Sud, in questa fase post Covid. Il riferimento è a investimenti su: infrastrutture, trasporti, lavoro, sanità digitale. Potrebbero davvero materializzarsi riforme epocali che farebbero bene alla Calabria e alla Metrocity.
Si è discusso anche di nuove strategie e nuovi approcci da programmare in quanto l’emergenza Coronavirus ha generato una frammentazione sociale dalla portata globale. Uno strumento messo in campo dalla CISL. Metropolitana è lo sportello sociale di prossimità e di ascolto. Insieme ad Anolf e Inas, la Cisl Metropolitana ha lanciato il progetto ‘PERSONA PROSSIMITA’ PERIFERIE’. I primi report ci danno uno spaccato del momento, i volontari del numero verde hanno avuto tante richieste da persone disorientate e smarrite, da anziani soli, da chi ha perso il lavoro, da chi vuole scommettere sulla ripresa del sud d della metrocity nonostante tutto, tanti e tanti cittadini metropolitani che in questo servizio hanno intravisto una piccola ancora di salvataggio. Dunque una crisi che rischia di avere connotati drammatici se non si mettono assieme le forze positive della società civile e della comunità istituzionale per trovare soluzioni condivise.
Rosy Perrone ha evidenziato le positività della proposta di elaborare concretamente una rete relazionale con Università, parti sociali, istituzioni, Chiesa ed una fetta di cittadinanza attiva, affinché si possa consolidare un vero e proprio Patto sociale per la Metrocity di Reggio Calabria.
Una rappresentanza competente che si sforzi di essere protagonista e non più spettatrice di uno scenario che restituisce dati dolorosi rispetto agli indicatori socio-economici principali: disoccupazione, dispersione scolastica, crisi della famiglia, fenomeno migratorio, crisi del comparto economico e commerciale.
Sul tavolo del dibattimento dell’esecutivo, l’annoso problema dei rifiuti; una mancata pianificazione progettuale ha gettato nel baratro una situazione rifiuti divenuta emergenza. La cittadinanza dopo aver vissuto il dramma sanitario del Covid-19, di certo non immaginava di ritrovarsi a far fronte ad una nuova sfida di carattere socio-sanitario. Dunque si è palesata l’intenzione anche di organizzare proteste pubbliche nel rispetto delle norme anti-covid, per dire con forza che non se ne può più di approssimazioni, leggerezze, rimpallo di responsabilità e degrado pubblico; il sistema rifiuti deve camminare su 2 direttrici: eliminare subito le tonnellate di rifiuti che hanno generato dappertutto discariche a cielo aperto e trovare attraverso una progettazione immediata e seria una soluzione, che non sia ‘tampone’ ma che abbia risvolti definitivi. Con il problema rifiuti, di pari passo cammina il problema lavoratori Avr (società ‘destinata’ al servizio di raccolta), costretti a svolgere il proprio servizio senza la regolarità degli stipendi. Oltre questo dramma il territorio vive il problema della depurazione acque, per questo la segretaria Perrone ha chiesto di continuare a sostenere, come fatto finora in CISL, i cis mare pulito’ magari chiedendo una immediata interlocuzione con il ministro del sud Provenzano.
Inoltre in un contesto post-emergenza, è emersa la necessità di ragionare ad una nuova, rigenerata ed impermeabile SANITA’. Se da un lato va riconosciuto che il comparto a livello del territorio metropolitano ha tenuto e contenuto l’onda d’urto violentissima dell’emergenza, grazie ad un personale che ha dimostrato di non aver nulla da invidiare a quello di Ospedali e strutture più blasonate a livello nazionale, è vero altrettanto, che la sanità commissariata non risponde alle esigenze primarie dei cittadini. Occorre superare la fase commissariale e puntare ad un nuovo dialogo tra comunità ‘scientifica’ e società civile. Anche grazie all’attivazione delle strutture ospedaliere e hub periferici e soprattutto con la costruzione dell’Ospedale della Piana e con la concreta attivazione della medicina del territorio, per questi e non solo per questi motivi, siamo scesi in piazza alla Cittadella regionale a Catanzaro per partecipare alla grande manifestazione unitaria rivendicando una battaglia sociale sui temi della Sanità calabrese.
Approfondito anche il tema dei fondi e delle risorse da impiegare per concretizzare le proposte e le idee che provengono dalle parti sociali. Si è ribadito il concetto – più volte ripreso anche a mezzo stampa dalla Cisl – che è indispensabile creare ed allestire una vera e propria task force di professionisti per attivare e programmare interventi mirati con risorse comunitarie e nazionali e programmare una governance unica dei fondi che producono finanziamenti ed investimenti in ogni settore produttivo.
Insomma, creare e far maturare una visione nuova di Città Metropolitana, attraverso un percorso anche di accompagnamento alla classe politica, sarà la sfida dei prossimi mesi della Cisl.
Il Sindacato nasce come collante e come modello di rappresentanza in grado di accorciare le distanze tra comunità e bisogni che essa produce. Prossimità, periferie, persona e scommessa di un sud che rinascerà dalle proprie ceneri.
“Già nel 2018 l’ex Presidente della regione Mario Oliverio e il suo Assessore all’Ambiente Rizzo, avevano indicato a Reggio Calabria di ultimare l’ATO (Ambito territoriale ottimale dei rifiuti), già in ritardo rispetto agli altri ambiti già costituiti e quindi, di designare una discarica, tale da renderla operativa in breve tempo, in virtù del passaggio di competenze che sarebbe dovuto concludersi allo scadere dell’anno solare 2018. A quasi 2 anni di distanza, siamo di fronte alla totale debacle, all’ incapacità di chi ha e si è preso carico di un settore così importante, di affrontare per tempo, e risolvere il problema che ha radici non certo recenti. Da oggi dovrebbe partire l’assemblaggio in ecoballe e la raccolta ordinaria ma la situazione in città ha valori di criticità altissimi.
Una mancata pianificazione ed un’inesistente lungimiranza progettuale hanno gettato nel baratro una situazione rifiuti divenuta emergenza. La cittadinanza dopo aver vissuto il dramma sanitario del Covid-19, di certo non immaginava di ritrovarsi a far fronte ad una nuova sfida di carattere socio-sanitario.
Non solo per una questione di decoro urbano, ma le montagne di rifiuti che per settimane hanno invaso la città, hanno creato disagi dal punto di vista ambientale e sociale. Infatti la scelta di trasferire dopo la raccolta, 3000 ecoballe nell’impianto di Sambatello è risultata essere una soluzione presa in emergenza, ma che impensierisce un intero territorio che sa bene quanto il momentaneo, alle nostre latitudini, rischi di diventare facilmente definitivo. Il comitato costituito dalla comunità della vallata del Gallico infatti si sta opponendo con una protesta pacifica, ad un eventuale trasferimento ‘fuori regime’ all’impianto di Sambatello appunto.
La mancata o improvvisata programmazione rispetto ad un tema delicato qual è la raccolta e lo smaltimento rifiuti, e l’individuazione di siti idonei, ha creato un’impasse che, sostiene il comitato di Sambatello, non è giusto che si riversi sulla comunità dell’intera vallata.
Molte sono le preoccupazioni dei residenti, perchè l’area in cui si trova l’impianto, soffre problematiche di natura idro-geologica considerato che si trova all’interno di una conca faunistica, su un terreno di natura torrentizia con le falde acquifere alla profondità di 7-8 metri. Ma pur auspicando che il comitato di Sambatello responsabilmente accetti, stante l’emergenza assoluta, quanto proposto oggi, conclusa l’emergenza, che speriamo possa risolversi nel più breve tempo possibile, noi vogliamo capire quale saranno le strategie che si mettono da oggi in campo. L’Ato agirà come tale? Il Comune e la Città Metropolitana si stanno dotando di un piano rifiuti? Le discariche pubbliche saranno attivate immediatamente? I lavoratori dipendenti del settore rifiuti potranno avere i loro stipendi o dovranno continuare a lottare per il diritto alla retribuzione? Ci sarà una metropoli pulita e decorosa o dovremo assistere ad una nuova emergenza in piena estate? Perché non è concepibile vedere Reggio Calabria e il suo territorio in queste misere condizioni. Cittadini senza diritti di cittadinanza, una città metropolitana che da bomboniera è divenuta una pattumiera, e la sua vocazione turistica e non solo, è stata mortificata da una miope visione e da un’inadeguatezza cronica, ma, come in più occasioni sottolineato, la Cisl non starà con le mani in mano. Pronti ad azioni di protesta sempre nel rispetto delle norme di sicurezza anti Covid-19. Scenderemo in piazza e coinvolgeremo tutte le forze civiche di questa città, perché l’emergenza rifiuti è un fardello che riguarda tutti.
Ci impegneremo, inoltre, affinché chi ha la responsabilità del governo della res publica tramuti i rifiuti da fardello ad opportunità per la creazione di un’ economia circolare che valorizzi il valore del territorio ed il lavoro in un settore chiave come l’ ambiente. Oggi purtroppo si può solo costatare che non esiste un programma ambiente e che purtroppo ancora la questione rifiuti in riva allo Stretto, è più incombente di quando – ben sei anni fa – si insediò questa amministrazione nella quale evidentemente si erano deposte speranze che ad oggi appaiono deluse.
Rosi Perrone Segretario generale CISL RC
Domenico Giordano Segretario generale Fit Cisl Rc