La Cisl di Reggio Calabria in campo per la X Festival della Dottrina Sociale “MEMORIA DEL FUTURO”

In occasione della decima edizione del Festival della Dottrina Sociale (iniziativa che si svolgerà in altre 28 città italiane) il cui il tema è MEMORIA DEL FUTURO, la Cisl di Reggio Calabria prenderà parte ad un evento alla presenza, oltre che della Segretaria Generale provinciale Rosy Perrone, di S.E. Giuseppe Morosini, Vescovo di Reggio Calabria, e del Prefetto di Reggio Calabria dott. Massimo Mariani.

Il Festival della Dottrina Sociale è un luogo di confronto tra cattolici impegnati nel lavoro, nell’impresa, nel sociale e nelle istituzioni pubbliche, che hanno come finalità la costruzione del bene comune e trovano nella Dottrina Sociale della Chiesa l’elemento ispiratore e il punto unitario per l’azione e le scelte individuali.
Il gesto concreto e dall’alto valore simbolico che si andrà a compiere, nella mattinata di lunedì 23 Novembre ore 10, è la benedizione presso la curia arcivescovile Rc Bova da parte del Vescovo
di un albero di melograno. Alla presenza di un numero ristretto di persone , in ottemperanza ai dispositivi normativi in materia anti Covid.  L’alberello di melograno una volta benedetto sarà piantato in un luogo simbolo della nostra città, in un’aiuola del lungomare, a testimonianza di legalità, unità, sostegno, e condivisione di intenti nel perseguimento del Bene comune.

N.B. Al momento della piantumazione, e considerato il lungomare una location dagli ampi spazi, il presente vale come invito alle agenzie di stampa, fermo restando il rispetto delle disposizioni di
distanziamento previsti dai protocolli anti contagio Covid-19.

Annamaria Furlan al ‘Corriere della Sera’: “Il governo può evitare lo sciopero. Distanza minima”

Sarebbe importante, per dare un segnale di unità al paese, che le parti sociali insieme avanzassero al Governo proposte comuni sull’utilizzo del recovery fund, su lavoro ed ammortizzatori sociali. Dobbiamo andare oltre l’emergenza e pensare al rilancio.

Il governo ha stanziato solo 400 milioni per il Pubblico Impiego. Ma così si avrebbe un contratto inferiore al precedente, rinnovato con 8 anni di ritardo. Lo sciopero serve per convincere il datore di lavoro, lo Stato, a rinnovare il contratto, come abbiamo fatto nel privato per gli alimentaristi ed i metalmeccanici e per non dimenticare tutti quegli “eroi” della sanità che stanno lavorando senza sosta ed in situazioni di rischio.

Se il governo troverà il modo di aumentare le risorse, noi siamo pronti a sederci al tavolo e non ci sarà più bisogno di scioperare.

Annamaria Furlan su ‘Il Dubbio’: “La manovra? Priva di un progetto – paese, penalizza i pensionati”

Nella manovra economica approvata dal governo manca un vero progetto paese, contiene misure insufficienti per i lavoratori del Pubblico Impiego, per le politiche attive, la scuola, la sanità, il fisco. Ed i pensionati sono ancora una volta penalizzati. L’accordo sul prolungamento della cassa Covid e sul blocco dei licenziamenti è stato un segnale di responsabilità del governo. Ma avevamo detto al Premier Conte che tutto questo non bastava.

Cgil, Cisl e Uil al Sindaco: “Subito un incontro per affrontare questioni che rischiano di paralizzare la nostra città”

A due mesi dall’elezione a Sindaco di Reggio Calabria, e quindi dopo una netta riconferma, i tempi sono maturi per capire se l’avvocato Giuseppe Falcomatà abbia già messo in campo le azioni necessarie per dare slancio al documento programmatico unitario, al quale lui stesso ha dato ampio margine di condivisione. In un confronto pre-elezioni abbiamo sottolineato che gli intenti e i buoni propositi avrebbero dovuto poi trovare concretezza in un’azione amministrativa forte e risoluta. Tra i temi di indiscusso impatto sociale ed economico avevamo sottolineato: Lavoro e contrattazione, Sanità, Infrastrutture, trasporti, Ambiente, Turismo, deleghe/funzioni alla Metrocity e spesa qualificata di risorse regionali, statali ed europee. Ma non è superfluo rimarcare che il contesto di emergenza ci spinge a ragionare con delle priorità di discussione. Ossia crisi sanitaria dovuta alla pandemia Covid con relative misure a sostegno di lavoratori e fasce deboli, e soprattutto questione rifiuti.  Non può essere rinviato oltre modo un confronto su un tema che rischia di generare, un’ulteriore emergenza sanitaria dovuta alla mancata raccolta. Chiediamo pertanto al Sindaco un incontro per affrontare questioni scottanti ed urgenti, che rischiano di paralizzare la nostra città.

Cgil Reggio Calabria – Gregorio Pititto

Cgil Piana di Gioia Tauro – Celeste Logiacco

Cisl Reggio Calabria – Rosi Perrone

Uil Reggio Calabria – Nuccio Azzarà

Annamaria Furlan su ‘Il Mattino’: “No alle gabbie salariali, ma investimenti e incentivi su infrastrutture e lavoro”

Al Premier Conte oggi diremo che bisogna in primo luogo prolungare la Naspi e la Discoll con il superamento del decalage, sostenere i contratti di solidarietà, rendere universali gli ammortizzatori sociali, collegare le persone al lavoro con nuove politiche attive e sbloccare subito gli investimenti pubblici e privati.

E poi vogliamo risposte per rinnovare i contratti pubblici. Vanno fatte subito le assunzioni nella sanità e negli altri comparti della P.A., va accelerato il percorso della riforma fiscale per alzare salari e pensioni, vanno costruite nuove occasioni di lavoro, affrontate le tante vertenze aperte a cominciare dalla Whirlpool.

Ed al presidente di Confindustria Bonomi che parla di stipendi più bassi al Sud dove oggi c’è meno produttività dico che il paese non ha bisogno di bizantinismi, ormai superati, come le gabbie salariali, ma di unità. Per superare gli enormi divari tra Nord e Sud bisogna investire in infrastrutture, occupazione, servizi sociali, puntare sui rinnovi contrattuali nazionali: il mondo del lavoro non ha bisogno di proposte velleitarie ed antistoriche che fanno solo confusione.

Perrone e Rodà su distaccamneto VVF Rosarno: “Nell’attesa dell’apertura indispensabile, si attivi subito la squadra di terra presso il reparto nautico di Gioia Tauro”

Li definiscono eroi, angeli custodi, sentinelle silenziose della nostra sicurezza; ma quando c’è bisogno di valorizzare e dare la giusta dimensione al lavoro quotidiano del Corpo dei Vigili del Fuoco, mancano i provvedimenti necessari per una funzionale ed indispensabile organizzazione del Comando Metropolitano; pertanto, al Governo chiediamo l’attenzione adeguata all’importanza che merita il nostro territorio.

E al contempo, chiediamo una forte presa di posizione dei nostri rappresentanti politici locali e regionali. Certo… fa più eco la questione sanità e la sua triste ribalta mediatica a livello nazionale, giustissima, legittima; ma quello che sta avvenendo a Reggio Calabria, è gravissimo. Un vero e proprio scippo per l’apertura del distaccamento di Rosarno. Più volte denunciato e che non smetteremo mai di ‘denunciare’ a mezzo stampa e ovviamente, nelle sedi opportune.

Il distaccamento dei VVF di Rosarno, era previsto (dunque non campato in aria) nel progetto varato con Decreto Ministeriale di agosto 2015 con il quale “l’Amministrazione definiva gli organici di tutte le sedi centrali e periferiche del Corpo Nazionale dei VVF”; in quel DM venivano così decretati sul territorio nazionale 14 distaccamenti definiti “sedi SDR”, cioè “sede a cui non è prevista l’attribuzione di organico, ferma restando la possibilità di sviluppo nell’ambito delle disponibilità…”. Incremento di organico che si è concretizzato, con la legge di bilancio 2018, e attraverso il quale il Corpo ha visto l’assunzione di 1500 unità.

Il 3 dicembre 2019, nella ridefinizione degli organici dei Comandi, spariva dal progetto, il distaccamento dei VVF di Rosarno. Un episodio che ha palesato quanto sia stata poco incisiva e poco attenta la nostra rappresentanza istituzionale a tutti i livelli, considerato che la cassazione del distaccamento di Rosarno, priva un territorio vulnerabile socialmente di una garanzia d’efficienza del soccorso tecnico. Basti pensare a tutti gli interventi nelle tendopoli di Rosarno o San Ferdinanda o e l’alto rischio di lavorare con carenza organica e con turni massacranti. Ad oggi, rivolgiamo un appello alla responsabilità al Capo del Corpo dei Vigili del Fuoco Fabio Dattilo, affinché con apposito provvedimento, possa restituire al nostro territorio un distaccamento essenziale per l’enorme mole di attività alla quale quotidianamente è chiamato il comando metropolitano.

Per non parlare dell’importanza strategica dell’area portuale e dell’espansione del movimento Teus che genera di fatto, uno sviluppo economico e commerciale. Parametro questo indispensabile per la valutazione dell’apertura di distaccamenti rispetto al Comando metropolitano. Come si fa a non prendere in considerazione la vasta area ZES limitrofa allo scalo portuale di Gioia Tauro, che genera un sostanziale incremento del trasporto intermodale, le distanze anche in termini di tempo dello stesso scalo portuale e di tutto l’alto tirreno reggino dai rispettivi distaccamenti competenti per zona. Un’ inerzia incomprensibile quella del Governo e del Dipartimento nazionale VVF che dimostra il tempo delle belle parole è finito! Adesso ci aspettiamo dei fatti concreti e risoluti. In ultimo, avevamo avanzato la proposta di attivare temporaneamente – nell’attesa del nuovo distaccamento di Rosarno – presso la sede di Gioia Tauro (struttura che avrebbe dovuto ospitare un polo formativo per gli specialisti nautici dei VVF mai definito) un potenziamento del ‘polo Nautico’ con una squadra “Terrestre”. Prerogativa che garantirebbe interventi immediati nell’area portuale e industriale del Porto di Gioia Tauro.

Il nostro sforzo sarà quello di coinvolgere quanti più soggetti possibile a far propria questa battaglia. E’ una battaglia che renderebbe funzionale e soprattutto più efficiente lo sforzo quotidiano dei Vigili del Fuoco, da sempre costretti a lavorare in situazioni al limite della sicurezza. Ma stavolta la sicurezza dipende da quello Stato che il Corpo rappresenta con onore e sacrificio.

 

Rosy Perrone – Segretario generale Cisl Reggio Calabria

Giuseppe Rodà  – Segretario generale FNS Cisl Reggio Calabria

Rosy Perrone : “Calabria Zona Rossa, nessuno si autoassolva da responsabilità per la condizione sanitaria della Metrocity”

La fase Covid-19, sembra non avere fine, e l’istituzione della zona rossa in Calabria e quindi nella nostra metrocity, attesta l’ennesimo fallimento di una classe dirigente e manageriale a più livelli. Se analizziamo contestualmente l’approvazione in Consiglio dei Ministri del ‘Decreto Calabria 2’ per quanto concerne la nostra Sanità, possiamo certamente parlare di un duro colpo inferto ai nostri territori.  Il Governo continua a commissariare sé stesso ma senza chieder conto dei danni prodotti dai vari Commissari alla Sanità. Chi pagherà i mancati risultati di Commissari nominati da Roma per gestire i piani di rientro della Sanità calabrese e dunque per quanto ci riguarda più da vicino le conseguenti ripercussioni metropolitane?  Perché il Ministro della Salute non ha mai chiesto ed ottenuto in CDM provvedimenti per il mancato raggiungimento degli obiettivi dei cosiddetti ‘super manager’? Questi ultimi sono al di sopra di tutto? Compresa la nostra salute?

Si abbia il coraggio di levare alta la protesta ed impugnare, se ci sono le condizioni, il decreto Calabria bis, poi  spetterà a chi rappresenta istituzionalmente  i cittadini nei nostri territori l’  assumersi la responsabilità delle scelte consegnando  la Sanità nelle mani  competenti di esperti rappresentanti del settore che abbiano solo un obiettivo: la salute dei cittadini nel solco dell’etica e della legalità dunque che abbiano a cuore il Bene Comune.

Giochi di potere, scontri tra partiti e tentativi di influenzare politicamente le strategie sanitarie, ci hanno relegati in fondo alla classifica in termini di Lea, di strutture ospedaliere e soprattutto di credibilità. La zona rossa è solo la conseguenza di tutto questo. Emotivamente non possiamo lasciarci trascinare nell’imperdonabile errore di confondere la causa con gli effetti del problema atavico della mala gestio della sanità.

 

Basti pensare che una buona parte delle Unità Operative che afferiscono alla rete dell’Emergenza Urgenza sono da anni prive dei direttori responsabili. Per non parlare delle strutture d Locri, Polistena, Gioia Tauro, Melito P.S., Scilla, Palmi e comunque di tutti gli Ospedali Spoke e Case della Salute strutturalmente disastrati ed in attesa di futuro o della nascita a lunghissima scadenza dell’ ospedale della Piana .

Come le centrali Operative 118; prive di responsabile da tempo, come la carenza atavica di personale del sistema sanitario.

Insomma, una rete dell’Emergenza spesso inefficiente nelle sue articolazioni fondamentali. Esempi questi che danno contezza di un’inconsistenza manageriale che ha prodotto solo blocchi; dalla mancata attivazione di posti di terapia intensiva con i fondi statali per l’emergenza – ben 86 milioni di euro – per incrementare le 107 postazioni, alla mancata attivazione di un piano strutturato di assunzione del personale. Non penso che il problema unico sia da ricondurre alla chiusura prevista dall’ultimo Dpcm che è solo la punta dell’iceberg e che a questo punto penso rappresenti l’unica speranza per salvaguardare la salute di oggi e di domani di noi cittadini. Ma la vera indignazione sociale che ieri è sfociata nella imponente manifestazione a Reggio Calabria, dovrebbe essere rivolta oltre che alle difficoltà economiche e sociali devastanti  che comporta il lockdown, e che noi comprendiamo e facciamo nostre come Cisl metropolitana, anche a decenni di appiattimento di dirigenti, manager, commissari, generali e politici, non in grado di capire che la salute è un diritto essenziale del vivere civile. Avevamo confidato nel lavoro dei commissari straordinari Asp di Reggio Calabria ma anche loro, ad oggi, pare non abbiano dato una svolta, perlomeno, se credono di averla data di certo non appare percepita né dai lavoratori, né dalle comunità.

Per non parlare della gestione Covid e degli interventi ad essa collegati. Oggi si alzano voci indignate  che denunciano che il piano Covid Calabria  e dunque metropolitano doveva essere attuato, per disposizioni governative, dalle strutture commissariali, grida tardive ma ben vengano se hanno come fine la volontà di metterci la faccia per il riscatto della sanità nel nostro territorio .come ben vengano anche le posizioni della classe politica oltre che istituzionale metropolitana, tutti attori sociali che avremmo voluti schierati anche prima, quando noi come organizzazioni sindacali unitariamente e non, abbiamo protestato, denunciato, rivendicato e proposto. Non credo dunque faremmo peccato a pensare che la zona rossa nella nostra metrocity, che tanto ci impensierisce per la salute e per l’economia, binomio indissolubile, sia anche frutto di tutte queste falle, anche di mancata rete di intendimenti.  Questo però non è il momento di soffiare sul fuoco, è il momento di stare uniti e di combattere per i diritti dei Cittadini Metropolitani, tutti assieme. Non è tempo di discutere solamente della necessità o meno di una zona rossa, occorre celermente intervenire – e noi come Cisl faremo la nostra parte – per programmare interventi mirati, per lenire le conseguenze economiche ed occupazionali che un provvedimento come il lockdown produce. Un primo passo della politica metropolitana in questa direzione sarebbe una richiesta autorevole di definizione di zona gialla, che alleggerirebbe le restrizioni, in questo caso mortali per l’economia del nostro territorio. Accompagnata però da una azione di messa in opera di misure che possano far lavorare

A.O. ed Asp, viste le professionalità di cui godono, e di quelle di cui potrebbero fruire attuando un immediato piano assunzionale, immediatamente alla stregua di sistemi sanitari all’avanguardia considerata l’emergenza Covid.

La salute è un bene primario ed è l ‘impalcatura per ogni tipo di azione positiva, sociale od economica, la pandemia ce lo ha bene insegnato. Occorre fare presto e con risolutezza.

Si uniscano dunque le voci, le forze delle rappresentanze istituzionali, associative, sociali ai vari livelli, per remare tutti nella stessa direzione. C’è in gioco il futuro di tante famiglie, imprese, lavoratori, precari, disoccupati, giovani, donne, pensionati che non possono permettersi un lockdown senza misure a sostegno, forti, rapide e di lunga portata ma che contemporaneamente facciano da ponte verso la strutturazione reale di un sistema sanitario degno di tale nome anche alle nostre latitudini.