Luigi Sbarra su “Il Mattino”: “Investire, non licenziare o sarà una bomba sociale”

Il pacchetto lavoro contenuto nel decreto sostegni contiene sicuramente misure necessarie, come il rafforzamento dei contratti di espansione e solidarietà, il rifinanziamento del reddito di emergenza e gli incentivi per far rientrare in azienda i lavoratori cassintegrati. Ma il blocco dei licenziamenti va prolungato per tutti almeno fino alla fine di ottobre.

Sulla quota dell’imposta di successione penso che Enrico Letta abbia posto un tema giusto che è quello di sostenere con provvedimenti ed investimenti straordinari il lavoro, la formazione, l’occupabilità dei giovani, soprattutto nel Sud. Ma abbiamo bisogno di una riforma complessiva del fisco che deve puntare a far pagare meno i lavoratori ed i pensionati che oggi sono gli unici che pagano fino all’ultimo euro e che contribuiscono all’85% delle entrare dell’erario.

Chiedo alla politica perché non ragionare sulla possibilità di aumentare il prelievo sulle grandi realtà multinazionali della logistica e dell’economia digitale che in questa crisi hanno fatto affari d’oro pagando poco o nulla alla collettività. Aspettiamo il tavolo di confronto con il Governo anche su questo tema così come quello sulla riforma delle pensioni.

Luigi Sbarra su “Il Messaggero”: “Serve un patto per tutelare i posti di lavoro”

Non c’è lavoro dignitoso senza sicurezza e tutela della vita umana. Lo diremo oggi con grande forza nelle assemblee che faremo unitariamente in tanti luoghi di lavoro. Non è un caso che il sindacato abbia scelto questa giornata simbolica in cui ricordiamo, a distanza di cinquantuno anni, il varo dello Statuto dei lavoratori, una delle conquiste più significative del movimento sindacale.

La sicurezza è un investimento e non un costo. Dobbiamo rendere stabili i controlli, assumendo nuovi ispettori e medici del lavoro. Dare piena attuazione al Testo Unico del 2008, avviare una campagna di sensibilizzazione ad ogni livello, cominciando dalle scuole. Vanno migliorate le sinergie tra le istituzioni coinvolte nella “filiera” della sicurezza, superando inefficienze inconcepibili nel coordinamento tra Governo, Regioni, Enti locali, ma anche tra organi di vigilanza territoriali. Bisogna bloccare la deregulation sugli appalti ed adottare piuttosto la “Patente a Punti” per tutte le aziende, con meccanismi premiali e sanzionatori che coinvolgano tutta la filiera del lavoro dato in gestione esterna. E poi garantire finanziamenti veri e mirati per modernizzare gli ecosistemi lavorativi e per l’introduzione delle nuove tecnologie nelle PMI. Queste sono le cose che vanno fatte subito.

Il lavoro va reso protagonista nella vita delle imprese attraverso la contrattazione ed una legge sulla partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali. La lunga notte del Covid si supera solo con l’unità e la coesione nazionale, richiamando ognuno alle proprie responsabilità ed alle proprie competenze nella costruzione del bene comune.

Luigi Sbarra su “Avvenire”: “Lavoro in sicurezza, la priorità è la vita”

Siamo quasi a 200 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno, oltre tre vittime al giorno. Non c’è settore fuori da questa strage silenziosa. Le difficoltà economiche legate al Covid non possono diventare un alibi per ridurre i controlli e non applicare le norme sulla sicurezza, come sta accadendo in molti casi. La vita umana viene prima di ogni logica del profitto.

Bisogna far ripartire il Paese in sicurezza, mettendo al centro il valore sociale del lavoro, la sua qualità, la tutela della dignità della persona. Un principio tradito da moltissime aziende che, mettendo in pericolo i lavoratori, non solo compiono un atto illecito ma danneggiano la credibilità delle realtà sane, che rispettano le regole e che per fortuna sono ancora tante nel nostro Paese.

Lo Statuto dei lavoratori, che oggi compie 51 anni, è ancora uno strumento di tutela importante per tutto il mondo del lavoro. Bisogna proseguire su questa strada, tutelando i nuovi lavori, a partire da quello delle piattaforme digitali, applicando i contratti a tutti ed aprendo la strada finalmente anche alla partecipazione dei lavoratori alle scelte ed al capitale delle aziende.

“Sosteniamo la necessità di un Patto per la salute e la sicurezza”

“Le Segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil sostengono convintamente la necessità di creare a livello nazionale le basi di un Patto per la salute e la sicurezza da sottoscrivere con il Governo, le istituzioni locali, le Associazioni datoriali, e soprattutto, coinvolgendo tutti i soggetti preposti alla ricerca, alle verifiche e ai controlli sui luoghi di lavoro: “Ribadiamo inoltre l’assoluta urgenza di un Patto che metta al centro della propria mission la salute e la sicurezza sul lavoro come priorità nazionale. È improcrastinabile una strategia unitaria che intervenga sull’aspetto formativo di lavoratori e datori, e getti le sue basi già nelle scuole, in modo tale da far maturare una vera e propria sensibilizzazione culturale in grado di generare l’idea che la sicurezza sul lavoro è un principio vitale per una democrazia compiuta”. “Pertanto – concludono i sindacati – confermiamo la piena disponibilità alla settimana di mobilitazione, tra il 24 ed il 28 maggio, attraverso l’organizzazione sui territori di iniziative e presidi unitari presso le istituzioni locali, tesi a rimarcare il nostro irrinunciabile impegno a favore della tutela della vita e della qualità di servizio sui luoghi di lavoro”.

Luigi Sbarra sul “Corriere della Sera”: “Mezzo milione di posti a rischio quest’anno”

Mezzo milione di lavoratori rischiano di perdere il posto. La stima è stata fatta dal segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra. «Secondo fonti governative – ha dichiarato il sindacalista concludendo i lavori del consiglio generale della confederazione Toscana – ci sono 500mila lavoratori a rischio nel 2021, che andrebbero ad aggiungersi al milione di disoccupati dell’ultimo anno. Non c’è settore che sia fuori pericolo, e non è sbloccando i licenziamenti che creeremo le condizioni di ripartenza». Al ministro del Lavoro Andrea Orlando e al governo – ha aggiunto Sbarra – «chiediamo massima coesione, con la proroga generalizzata del blocco dei licenziamenti almeno fino alla fine dell’emergenza sanitaria». Secondo il sindacalista «vanno prioritariamente fatte partire riforme e investimenti, va costruita una architettura di protezione e promozione che non lasci mai priva la persona di reddito, formazione, orientamento nel mercato del lavoro. Occorre consolidare la Naspi, rilanciare contratti di espansione e di solidarietà, rendere universali gli ammortizzatori ed efficaci le politiche attive».

Lo studio: a rischio oltre 73 mila imprese

Sono 73.200 le imprese italiane tra 5 e 499 addetti, il 15% del totale, di cui quasi 20 mila nel Mezzogiorno (19.900) e 17.500 al Centro, a forte rischio di espulsione dal mercato. Di queste, una quota quasi doppia riguarda le imprese dei servizi (17%), rispetto alla manifattura (9%). Sono quelle che hanno forti difficoltà a «resistere» alla selezione operata dal Covid come risultato di una fragilità strutturale dovuta ad assenza di innovazione (di prodotto, processo, organizzativa, marketing), di digitalizzazione e di export, e di una previsione di performance economica negativa nel 2021. Le valutazioni sono il frutto di una ricerca congiunta Svimez-Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere, condotta su un campione di 4 mila imprese manifatturiere e dei servizi tra 5 e 499 addetti.

Colmare il ritardo digitale del Sud

«Oltre a una differenziazione marcata tra Nord Est e Nord Ovest – commenta il direttore Svimez Luca Bianchi – dall’indagine emerge anche la fragilità di un Centro che si schiaccia sempre più sui valori delle regioni del Sud. I diversi impatti settoriali, con la particolare fragilità di alcuni comparti dei servizi, impongono una nuova fase di interventi di salvaguardia specifica dei settori in maggiore difficoltà, accompagnabili con specifiche iniziative per aumentare la digitalizzazione, l’innovazione e la capacità esportativa delle imprese del Centro-Sud». A preoccupare di più è la situazione nel Mezzogiorno. «È possibile che le imprese del Mezzogiorno possano conseguire quest’anno risultati ancora piu’ negativi rispetto alle loro aspettative – avverte Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne – perché meno consapevoli dei propri ritardi accumulati sui temi dell’innovazione e del digitale. Anche per questo c’è bisogno di un patto per un nuovo sviluppo che tenga conto della gravità della situazione e del preoccupante aumento dei divari nel nostro Paese».

Luigi Sbarra su “La Stampa”: “Prima lo stop ai licenziamenti, poi discutiamo le riforme”

Chiediamo da tempo un tavolo per parlare di riforme ed invitiamo il governo a coinvolgerci anche sul Sostegni-bis. Ma nel testo deve entrare la proroga del blocco dei licenziamenti. Dopo un anno drammatico, con un milione di posti e 40 miliardi di euro di massa salariale andati in fumo, la necessità più urgente è contenere i rischi di tenuta occupazionale e sociale.

Va ridisegnato subito il sistema degli ammortizzatori sociali e vanno rilanciate le politiche attive del lavoro a partire dal fondo nuove competenze e dall’assegno di ricollocazione per accompagnare da un’occupazione all’altra chi rischia di perderla.

Il contratto di rioccupazione ci sembra una proposta importante, specie per giovani e donne. Lo stesso vale per il contratto di solidarietà e l’estensione del contratto di espansione, sono due strumenti che abbiamo sempre sostenuto. Per valutazioni approfondite aspettiamo di capire meglio le intenzioni del governo. Per questo continuiamo a chiedere di essere coinvolti.

Ponte sullo Stretto, Perrone: «Occasione da non perdere»

Primo Maggio, i sindacati: “Diverso, ma con lo sguardo proiettato al futuro, tra impegno e speranze”

Quest’anno la Festa dei lavoratori sarà diversa, martoriata e sottotono; e come quella dello scorso anno, assumerà un significato davvero particolare. Sarà un Primo maggio inevitabilmente segnato da un misto di sentimenti; ma dopo la paura, occorre gettare lo sguardo nel futuro prossimo tra impegno e speranze. Rappresentanza e prossimità per difendere il lavoro e la dignità alla quale tanti uomini e donne aspirano, per sentirsi liberi, in una terra in cerca del suo reale riscatto. E non vi è dubbio alcuno, che quella del Recovery Fund sarà un’opportunità irripetibile per lo sviluppo del nostro territorio e per la crescita delle nostre comunità. Dai prossimi mesi e dalla governance delle ingenti risorse del PNRR, passerà il destino dell’intera Area Metropolitana. Sarà anche un Primo Maggio investito dalla gratitudine, per i lavoratori del comparto sanitario: infermieri, medici, ma anche per tutte quelle donne e quegli uomini che ogni giorno riescono ad affrontare la sfida al subdolo virus Covid con fiducia e professionalità. Sarà un Primo Maggio caratterizzato dall’incertezza per chi lavora nei settori che questa emergenza sta minacciando più seriamente, dai ristoratori, ai titolari di palestre e piscine, fino ai lavoratori dello spettacolo e del wedding. A loro, il nostro sostegno per la dura prova alla quale sono chiamati. Sarà un primo maggio impregnato di speranza, per tutti coloro che hanno perso il lavoro ai tempi della pandemia e che aspettano la ripartenza per riagganciare i loro sogni e le loro aspettative, all’ultimo treno: quello delle riaperture e dei nuovi investimenti; senza dei quali le certezze verranno meno.

Sarà un Primo Maggio in cui l’indissolubile convinzione è quella che non dovrebbe esistere altra priorità dell’agenda di Governo se non quella del lavoro. Quel ‘lavoro’ dignitoso, in sicurezza, che garantisce pari opportunità a uomini e donne, giovani, e che soprattutto salvi gli ‘invisibili’, ossia i tanti lavoratori in nero, sfruttati e privi di tutele. Il Primo Maggio dovrebbe essere la festa dei lavoratori e non dei precari; dovrebbe essere una festa sempre, se non fossimo a conoscenza che ogni giorno ancora oggi, persone perdono la vita sul posto di lavoro, fenomeno tragico che rappresenta una sconfitta per tutti. E adesso che l’era post-pandemica, richiede coraggio e lungimiranza, non possiamo non pensare ad un nuovo approccio verso un mondo che cambia. Come lo ‘smart’ e il ‘south’ working; perché le sfide maggiori alle quali siamo chiamati sono quelle di mettere assieme l’adattarsi alla velocità di un’economia che subisce metamorfosi continue, con i sacri principi della giustizia sociale. La rapidità dei progressi tecnologici e la galoppante globalizzazione hanno imposto e continuano ad imporre grandi evoluzioni rischiando di generare però nuove disuguaglianze, grandi esclusioni e dolorose cesure intergenerazionali. Il ‘lavoro’ dunque leva unica ed indispensabile per far ripartire il Paese.

Così in una nota Cgil Reggio Calabria, Cgil Piana di Gioia Tauro, Cisl Reggio Calabria e Uil Reggio Calabria.