La questione dell’apertura o meno delle scuole a gennaio è stata sinora affrontata dal Governo e dalla politica in maniera ideologica o a colpi di slogan, perdendo di vista la concretezza degli interventi seri da mettere in campo e senza, soprattutto, quel necessario confronto con chi rappresenta i docenti e tutto il personale.
Abbiamo oggi circa 60mila cattedre scoperte che arriveranno a 100mila il prossimo anno. Nessuno si è posto il problema su quando e come saranno coperti questi vuoti di organico per garantire le attività scolastiche “in presenza”. Così come poco o niente si è fatto per trasporti sicuri, utilizzando le risorse stanziate. L’altra domanda cruciale è questa: abbiamo il personale sanitario sufficiente per fare i tamponi veloci in tutte le scuole in modo da scongiurare il rischio di quarantene forzate di alunni e famiglie?
Il rientro a scuola non si fa scegliendo semplicemente una data. C’è bisogno di tanta partecipazione, di responsabilità condivise, non di scelte calate dall’alto. Se si vuole davvero riconoscere il valore del lavoro nella scuola si apra subito il confronto per rinnovare il contratto. La ministra Azzolina dia un segnale chiaro. Investire nella scuola significa investire su tutto il Paese.