La fase post Covid deve essere gestita cogliendo le opportunità che derivano dai fondi europei del Recovery Fund e del Mes, qualora il Governo su quest’ultimo decidesse di procedere senza condizionalità stringenti. Perchè se così fosse, una nuova e vera occasione per il Sud si presenterebbe nella misura in cui i territori e le regioni del Mezzogiorno sarebbero pronte a far fronte unico alla sfida del futuro: accorciare il gap tra le due ‘Italie’. Le regioni del Sud con un ragionamento sinergico ed istituzionale e mai secessionista, con una misura shock potrebbero davvero seguire il passo dell’area del Nord Italia, il cui sviluppo ha tempi e processi molto più dinamici e più competitivi.
Giusto riprendere dunque la sfida del nostro Segretario nazionale aggiunto Luigi Sbarra, secondo cui una coraggiosa e intraprendente scelta politica di istituire una ‘No Tax Area’ per il Sud per dieci anni, rilancerebbe i territori e soprattutto la Città Metropolitana verso scenari inaspettati.
Una grande No Tax area sarebbe capace di lanciare un messaggio potente agli investitori del mondo, e darebbe al contempo, un reale sostegno ai tanti artigiani e piccoli imprenditori che ogni giorno fanno miracoli in territori difficili. Visto che il Governo sta lavorando sull’iniziativa di attrarre investimenti al Sud, infatti, deve essere consequenziale anche il concetto che a fianco di ogni misura di sviluppo, occorre una forte azione di contrasto alla criminalità mafiosa ed economica che purtroppo, viaggiano ormai troppo spesso in parallelo.
I corposi investimenti che stentano ad arrivare soprattutto da comparto privato, sarebbero la prima leva con la quale risollevare la nostra periferia. Penso ai fantastici territori martoriati della provincia; godrebbero di uno strumento concreto per valorizzare le bellezze naturalistiche e storiche dell’area grecanica e ionica, dell’entroterra tirrenico, della costa reggina bagnata da due mari. Non solo l’aspetto turistico verrebbe rinfrancato, ma l’intero indotto industriale e commerciale legato al Porto di Gioia Tauro. A più riprese ho sottolineato l’importanza dell’infrastruttura contestualizzata nel pieno dell’efficienza della Zes, ecco: una ‘No tax Area’ sarebbe il sigillo definitivo ad un dispositivo economico e finanziario ancora non realmente entrato in funzione. Ma anche le altre infrastrutture godrebbero di un concreto aiuto di rilancio, dall’aeroporto ai collegamenti sullo Stretto. Questi sarebbero rinvigoriti da uno spostamento fisiologico di capitale umano ed economico.
Ovvio è che questo grande sogno di uno strumento di un’area a fiscalità di vantaggio, dovrebbe essere accompagnata da politiche armoniche rispetto alle reali ed impellenti esigenze del nostro territorio.
Dal miglioramento dei servizi essenziali, alla ripresa dell’edilizia con la riapertura dei cantieri, ad una qualificazione della sanità, con assunzioni e rigenerazione da parte del management commissariale, alla costruzione di un welfare reale che si prenda cura delle esigenze delle famiglie e delle fasce sociali più vulnerabili. Insomma un processo organico che tenga conto di azioni mirate ad un approccio si verticale ma anche e soprattutto orizzontale. Perché la ‘No Tax area’ anche se non dovesse risolvere gli atavici problemi della burocrazia, del deficit di infrastrutture, delle politiche di welfare per le famiglie, potrebbe svegliare la politica italiana dal torpore verso il Sud.