A distanza di mesi dagli annunci con tromboni spiegati da parte di Regione e Città Metropolitana, nulla sembra muoversi in direzione della ZES di Gioia Tauro. L’area economica speciale sembra non avere una ricaduta nel tessuto commerciale ed occupazionale del Porto della Piana e dei territori limitrofi. Sembra un’istituzione impalpabile, strutturalmente e soprattutto politicamente.
Nessuna concreta attivazione di un piano di sviluppo, e la mancanza del riconoscimento delle deleghe alla Metrocity da parte della Regione Calabria, collocano il Porto in una fase di stallo, che si contraddice palesemente con i proclami della politica su un tema che ad oggi appare violentato – è lecito domandarsi, per fini elettoralistici? –
Un tema che invece urge essere affrontato con la serietà degna di una classe dirigente all’altezza del mandato affidato dai cittadini, della Piana di Gioia Tauro in particolar modo, della metrocity e della Regione Calabria in senso più ampio. Al netto di due bellissime realtà che si muovono in controtendenza ad una sorta di apoplessia istituzionale – come BLG Logistics, i cui i vertici della società tedesca hanno già illustrato il proprio piano di sviluppo intorno allo scalo portuale calabrese incentivando indotto e livello occupazionale, e Pippo Callipo, il quale ha deciso di investire sul Porto, prendendo in gestione un capannone di oltre 5 mila metri quadrati, con annesse aree esterne per l’immagazzinamento e lo stoccaggio della sua produzione prima di essere sdoganato – il Porto di Gioia Tauro viene completamente svilito nella sua naturale vocazione di perno geopolitico e strategico del Mediterraneo e quindi dell’Europa.
La Zes sembra essere un acronimo ‘freddo’ e senza reali prospettive. I mercati internazionali sono positivamente in fermento ma il nostro volano economico e commerciale è fuori dai flussi della Via della Seta. Non si riesce ad essere competitivi perché il management non riesce a guardare al futuro e perché non riesce ad attrarre investimenti reali. L’autorità portuale fino a quando resterà commissariata? Nulla da eccepire nel merito, al comandante Agostinelli, ma le fasi di commissariamento sono contingentate a periodi di crisi o periodi emergenziali, ma, per un pieno e assoluto sviluppo dell’attività di gestione occorre una guida che non lavori in regime di commissariamento. Ed in questo percorso istituzionale dovrebbero giocare un ruolo fondamentale Oliverio e Falcomatà. Dovrebbero aprire un tavolo con il Governo e convocando anche le parti sociali e le PMI discutere una strategia condivisa e che porti fuori dal ristagno l’ attività del Porto e la conseguente politica di gestione relativa alla Zes. Ma non si riesce a capire come mai ancora le deleghe non siano state assegnate alla Metrocity e ancora di più, non ci si capacita sul perché il Sindaco Falcomatà non alzi il livello della discussione, dopo mesi, per un ‘passaggio di consegne’ istituzionale, fondamentale per l’ente intermedio…e certo, non può bastare una voce sibillina, proveniente da un convegno in Valle d’Aosta, come richiesta al Presidente Oliverio, il quale sembra non volersi decidere ad assegnare le deleghe. Eppure Oliverio e Falcomatà appartengono allo stesso schieramento politico. Questa staticità ci preoccupa e non ci lascia tranquilli. La misura è colma. Quattro anni di amministrazione dovevano essere sufficienti per rilanciare il Porto di Gioia Tauro e, ad oggi, rendere ‘attuativa’ la Zes .Se non si avranno risposte a breve, saranno conseguenziali azioni e manifestazioni forti e d ‘ impatto per sollecitare Regione e Città Metropolitana ad una presa di posizione netta e risolutiva.
Reggio Calabria, lì 18/11/2018 Ufficio Stampa Ust-CISL Reggio Calabria