«Oggi va recuperata anzitutto la fiducia del Paese. E per ottenerla, la via maestra è quella di un vero Patto sociale». Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, offre al governo una sponda importante su cui fare affidamento, ma al tempo stesso sfida l’esecutivo ad aprirsi realmente al confronto con le parti sociali – sindacati, imprese, terzo settore – ad affrontare i progetti concreti del Recovery plan per mettere in moto le riforme necessarie a che il Paese riparta davvero.
Che cosa dovrebbe fare adesso Conte secondo voi: cercare di allargare la maggioranza o passare la mano a un altro governo con maggiore solidità?
Individuare le formule politiche e le soluzioni migliori non compete al sindacato. Certo, non possiamo immaginare lunghe crisi, estenuanti, perché il Paese non sopravviverebbe. I sindacati e le altre parti sociali debbono invece impegnarsi con le istituzioni e la politica per definire il futuro del Paese basato su protezione della salute, lavoro, sviluppo, riduzione delle diseguaglianze. Nel dibattito in Parlamento ho sentito grande attenzione ai numeri: quelli dei voti per la fiducia. Ma ai cittadini oggi interessano in realtà altre cifre: i decessi, i contagi, i mancati guadagni, i posti di lavoro persi e quelli a rischio. Ecco nel dibattito politico si avverte la mancanza di attenzione ai bisogni reali degli italiani. Il Governo deve prioritariamente tornare a mettere al centro – oltre alle vaccinazioni e al rafforzamento del sistema sanitario – il tema del lavoro, la gestione del Recovery plan, le riforme e gli investimenti per lo sviluppo.
Il premier Conte ha ringraziato il sindacato e l’ha lodato per la collaborazione…
In realtà è da un anno che proponiamo un confronto serrato per arrivare a un patto sociale con cui gestire il processo di cambiamento di cui Paese ha bisogno. Ma non siamo mai stati convocati sul Recovery. Ringrazio per le belle parole, ma Conte farebbe bene a convocarci subito per aprire il confronto sul decreto ristori, la cassa Covid, la proroga del blocco dei licenziamenti che chiediamo. E poi partiamo con una progettazione comune sulla revisione degli ammortizzatori sociali, le politiche attive del lavoro, la sanità, la scuola, le riforme di pubblica amministrazione e fisco. Non dobbiamo più perdere un minuto sul Recovery plan.
Volete entrare nella governance del Recovery plan?
Concertazione, Patto sociale, lo chiamino come preferiscono, ma noi vogliamo in sostanza condividere gli obiettivi, progettare assieme gli interventi e monitorarne gli sviluppi. Certo che le parti sociali devono far parte della governance del Recovery plan, sia per l’ideazione che per il monitoraggio. Non stiamo inventando nulla di nuovo: lo abbiamo fatto coi governi Ciampi e Prodi. Ma soprattutto è la stessa Unione Europea a prevedere che la gestione dei fondi comunitari avvenga attraverso il dialogo e il partenariato sociale. Siamo in ritardo, rimbocchiamoci le maniche rimettendo al centro la persona e il lavoro, come indicato anche nell’enciclica Fratelli tutti.
I sindacati, però, sono legittimi portatori di interesse non sempre generale. Ad esempio, avete appena organizzato uno sciopero del pubblico impiego – non condiviso da buona parte del Paese – perché ritenevate scarse le risorse per il contratto.
E invece quello sciopero aveva ragioni generali, non solo particolari di categoria. Perché aveva come obiettivo anzitutto la riforma della Pubblica amministrazione, questione quantomai attuale. La Pubblica amministrazione va rafforzata, dopo anni di tagli, anzitutto nella sanità, ma anche negli altri comparti. Con investimenti per la digitalizzazione, la formazione e l’assunzione di personale, anche nella scuola. Su cui vorrei finisse il dibattito teorico apertura sì o no e ci si impegnasse veramente invece per creare le condizioni concrete per il ritorno alle lezioni in presenza. Con vaccini agli insegnanti, tamponi rapidi per gli studenti, riorganizzazione dei trasporti. Questo va fatto, basta dibattiti ideologici.
Il divieto di licenziamento non può essere eterno. Le imprese non lo vogliono e il governo ipotizza uno sblocco parziale e graduale, voi invece insistete per mantenerlo in maniera generale.
La pandemia continua, il rallentamento dell’economia è ancora forte. La cassa Covid va allungata in maniera significativa e il blocco dei licenziamenti va mantenuto per un periodo congruo. Nel frattempo riformiamo gli ammortizzatori, estendendone la copertura, e costruiamo delle vere politiche attive del lavoro. Per quanto riguarda le proposte del governo, siamo pronti a confrontarci. A un vero tavolo, però, non attraverso i giornali.
È così anche per le pensioni? Proporrete forme di prepensionamento per uscire dalla crisi?
Aspettiamo si apra una discussione seria che tenga presente un fattore fondamentale: non tutti i lavori e non tutti i lavoratori sono uguali. La flessibilità in uscita garantisce equità. Discutiamone, assieme al grande tema di come assicurare pensioni dignitose ai giovani, e decidiamo insieme.
Pensa davvero che sia possibile un grande Patto sociale?
Mettiamo tutte le carte in tavola, confrontiamoci, impieghiamo al meglio tutti i fondi europei del Next Generation Eu. Noi dobbiamo scongiurare la disperazione di chi perde il lavoro e compiere scelte che non solo favoriscano lo sviluppo ma che soprattutto costruiscano speranza. Questa è la vera fiducia di cui c’è bisogno. E questo si può fare solo tutti insieme.