L’anima imprenditoriale della metrocity dal secondo dopoguerra in poi, è stata caratterizzata anche dal comparto edile, oggi in uno stato quasi comatoso, e che pare non riesca a ripartire anche per via di tutte le opere ferme al palo, in attesa che la pubblica amministrazione risolva contenziosi e riesca a programmare e progettare una ripartenza dell’economia del settore.
Sono tante le criticità, è inutile negarlo, che condizionano rallentamenti e addirittura paralisi di strutture ed infrastrutture che potrebbero cambiare il volto metro.
Dal Palazzo di Giustizia che rischia di divenire l’incompiuta-simbolo di un modus operandi soffocato da burocrazia e contenziosi. Di questi giorni la richiesta del Sindaco al Governo di far inserire l’opera tra le 130 previste dal Decreto Semplificazione. Se ci fosse stato un confronto per tempo su questi temi con le parti sociali, probabilmente si sarebbe agito, prima che si giungesse all’approvazione in Parlamento.
La Gallico-Gambarie progettata e appaltata attraverso fondi europei dalla Regione Calabria, rappresenta una vera e propria grande opera; ma anch’essa procede a rilento, e non si riesce a trovare la quadra.
Le Bretelle del Calopinace che avrebbero dovuto collegare la parte alta della città (Cannavò, Mosorrofa, Spirito Santo) al centro città, sono un cantiere bloccato dopo un contenzioso chiuso. Ancora la comunità aspetta che venga riappaltata l’opera, in quanto questa rappresenta un’infrastruttura importante per dare respiro e fluidità alla mobilità cittadina.
Anche le ‘Aste del S. Agata’ sono un cantiere fermo. Questa opera invece avrebbe collegato il centro città con la zona sud proprio per bypassare il congestionamento automobilistico in zona Arangea. Addirittura l’opera prevedeva uno svincolo, realizzato da Anas, al quale non seguirono i lavori di ammodernamento e riqualificazione dell’arteria.
Può risultare anche superfluo sottolineare l’incompiuta ormai storica della Bovalino-Bagnara, progetto di 20 anni fa, che, insieme alla Limina, avrebbe dovuto rappresentare un’opera strategica per l’intero territorio metropolitano.
Sempre per quanto riguarda i collegamenti della provincia, non si è mai capito come mai alcuni tratti della 106 come Ardore-Locri non abbiano mai visto la luce della riqualificazione, così come è avvenuto per la variante di Palizzi. In questo caso il progetto era finanziato da Anas ma è scomparso dall’agenda delle opere di ammodernamento nel silenzio più assordante.
E più in generale ritengo che l’ammodernamento della Statale 106 sia una delle più importanti opere in termini di collegamento infrastrutturale e sociale. Soprattutto per quanto concerne il Megalotto che, da Palizzi Marina, dovrebbe giungere fino a Caulonia. I comuni della Locride dalla Città Metropolitana, luogo da cui dovrebbe naturalmente partire il rilancio culturale ed economico del nostro comprensorio, senza una vera e propria riqualificazione della 106, rischiano di diventare periferia avulsa dal contesto cittadino di Reggio Calabria.
Per certi versi nota dolente, a causa dei tanti incidenti mortali, la costiera della fascia ionica è stata paralizzata anche nella sua naturale vocazione, ossia turistica. Troppo scollegata e poco dinamica la viabilità con l’aeroporto ed il porto della città capoluogo.
Insomma opere più o meno di grande impatto strategico e logistico che, vanno ad aggiungersi a tutti i cantieri fermi previsti per la rimodulazione del Decreto Reggio – in ballo c’erano circa 180 mln – e dei patti per Reggio e per il Sud, il cui importo totale si aggira al di sopra degli 800 mln di euro. E poi fondi nazionali e comunitari per dissesto idrogeologico e messa in sicurezza della porzione dell’edilizia scolastica. Insomma parliamo di un qualcosa come oltre 1 miliardo di euro per la metrocity di Reggio Calabria. Una paralisi che ha ucciso il comparto edile e il suo indotto. Per non parlare del dramma sociale causato da una disoccupazione dilagate del settore. Chi risponde di questa miopia amministrativa? Chi si assume la responsabilità di una mancata progettazione e pianificazione? A chi si dovrebbero attribuire i fallimenti di un’evidente incapacità gestionale? Chi ha il dovere di dare le risposte giuste si metta una mano sulla coscienza e lavori perché questa metrocity riscatti dal giogo del bisogno i propri cittadini.
Le minacce al capo della sezione Gip-Gup di Reggio Calabria giudice Tommasina Cotroneo, sono un chiaro segnale di minaccia allo Stato. La Cisl Metropolitana di Reggio Calabria esprime la totale vicinanza al Giudice Cotroneo, e alla sua famiglia.
Un gravissimo atto intimidatorio che di certo, non inibirà il grande lavoro del giudice antimafia, ma che induce a non abbassare la guardia in una terra ancora troppo asfissiata dalla criminalità organizzata.
Nel corso dei lavori del Comitato esecutivo tanti sono stati i temi trattati, per approfondire e discutere le criticità che imperversano nel territorio metropolitano. Alla relazione introduttiva tenuta dal Segretario generale Rosy Perrone si è avuto un confronto aperto a tutto campo con i segretari di federazione intervenuti al dibattito – Loiacono (fnp), Ascanelli (first) Chiarolla (fim), Corsaro (filca), Sera (fp), Giordano (fit) e Piscioneri (fai) – dopo del quale c’è stato un intervento qualificato del Segretario generale Calabria Tonino Russo. La discussione si è diramata speditamente con condivisione piena della relazione introduttiva della segretaria generale contribuendo di fatto a tracciare una linea sindacale da seguire nei mesi – tormentati da una fase post Covid – che verranno.
Infrastrutture, trasporti, zes, Area dello Stretto, temi socio sanitari ed ambientali sono stati punti focali dell’analisi del gruppo dirigente Cisl. Per la provincia di Reggio quasi inesistenti (130 gradi opere per 200 miliardi) le opere infrastrutturali previste dal Decreto Semplificazione, dunque aeroporto e collegamenti con lo Stretto ancora lontani dalle priorità di un Governo lento. Più volte – soprattutto dopo l’istituzione dell’autorità di sistema dello stretto – si è messa in discussione la miopia dello Stato, della Regione Calabria e della Città Metropolitana rispetto ad un tema fondamentale per il futuro del nostro territorio. Lo Stretto come risorsa e come elemento di congiunzione, culturale, commerciale ed economico tra Europa e Mediterraneo: è questa la vision della Cisl. Ad oggi poco attenzionata da un management politico distratto. Inoltre, si è ribadita la necessità di discutere di Europa in Europa e con l’Europa. L’Italia dovrebbe vantare una forza propulsiva in termini di sviluppo come asse importante tra Europa e mediterraneo ed invece continua a cincischiare sul Mes che potrebbe invece rappresentare un buon obiettivo sanità o dei recovery fund.
Un aiuto europeo agli Stati, senza condizionalità, potrebbe davvero far ripartire l’economia soprattutto del Sud, in questa fase post Covid. Il riferimento è a investimenti su: infrastrutture, trasporti, lavoro, sanità digitale. Potrebbero davvero materializzarsi riforme epocali che farebbero bene alla Calabria e alla Metrocity.
Si è discusso anche di nuove strategie e nuovi approcci da programmare in quanto l’emergenza Coronavirus ha generato una frammentazione sociale dalla portata globale. Uno strumento messo in campo dalla CISL. Metropolitana è lo sportello sociale di prossimità e di ascolto. Insieme ad Anolf e Inas, la Cisl Metropolitana ha lanciato il progetto ‘PERSONA PROSSIMITA’ PERIFERIE’. I primi report ci danno uno spaccato del momento, i volontari del numero verde hanno avuto tante richieste da persone disorientate e smarrite, da anziani soli, da chi ha perso il lavoro, da chi vuole scommettere sulla ripresa del sud d della metrocity nonostante tutto, tanti e tanti cittadini metropolitani che in questo servizio hanno intravisto una piccola ancora di salvataggio. Dunque una crisi che rischia di avere connotati drammatici se non si mettono assieme le forze positive della società civile e della comunità istituzionale per trovare soluzioni condivise.
Rosy Perrone ha evidenziato le positività della proposta di elaborare concretamente una rete relazionale con Università, parti sociali, istituzioni, Chiesa ed una fetta di cittadinanza attiva, affinché si possa consolidare un vero e proprio Patto sociale per la Metrocity di Reggio Calabria.
Una rappresentanza competente che si sforzi di essere protagonista e non più spettatrice di uno scenario che restituisce dati dolorosi rispetto agli indicatori socio-economici principali: disoccupazione, dispersione scolastica, crisi della famiglia, fenomeno migratorio, crisi del comparto economico e commerciale.
Sul tavolo del dibattimento dell’esecutivo, l’annoso problema dei rifiuti; una mancata pianificazione progettuale ha gettato nel baratro una situazione rifiuti divenuta emergenza. La cittadinanza dopo aver vissuto il dramma sanitario del Covid-19, di certo non immaginava di ritrovarsi a far fronte ad una nuova sfida di carattere socio-sanitario. Dunque si è palesata l’intenzione anche di organizzare proteste pubbliche nel rispetto delle norme anti-covid, per dire con forza che non se ne può più di approssimazioni, leggerezze, rimpallo di responsabilità e degrado pubblico; il sistema rifiuti deve camminare su 2 direttrici: eliminare subito le tonnellate di rifiuti che hanno generato dappertutto discariche a cielo aperto e trovare attraverso una progettazione immediata e seria una soluzione, che non sia ‘tampone’ ma che abbia risvolti definitivi. Con il problema rifiuti, di pari passo cammina il problema lavoratori Avr (società ‘destinata’ al servizio di raccolta), costretti a svolgere il proprio servizio senza la regolarità degli stipendi. Oltre questo dramma il territorio vive il problema della depurazione acque, per questo la segretaria Perrone ha chiesto di continuare a sostenere, come fatto finora in CISL, i cis mare pulito’ magari chiedendo una immediata interlocuzione con il ministro del sud Provenzano.
Inoltre in un contesto post-emergenza, è emersa la necessità di ragionare ad una nuova, rigenerata ed impermeabile SANITA’. Se da un lato va riconosciuto che il comparto a livello del territorio metropolitano ha tenuto e contenuto l’onda d’urto violentissima dell’emergenza, grazie ad un personale che ha dimostrato di non aver nulla da invidiare a quello di Ospedali e strutture più blasonate a livello nazionale, è vero altrettanto, che la sanità commissariata non risponde alle esigenze primarie dei cittadini. Occorre superare la fase commissariale e puntare ad un nuovo dialogo tra comunità ‘scientifica’ e società civile. Anche grazie all’attivazione delle strutture ospedaliere e hub periferici e soprattutto con la costruzione dell’Ospedale della Piana e con la concreta attivazione della medicina del territorio, per questi e non solo per questi motivi, siamo scesi in piazza alla Cittadella regionale a Catanzaro per partecipare alla grande manifestazione unitaria rivendicando una battaglia sociale sui temi della Sanità calabrese.
Approfondito anche il tema dei fondi e delle risorse da impiegare per concretizzare le proposte e le idee che provengono dalle parti sociali. Si è ribadito il concetto – più volte ripreso anche a mezzo stampa dalla Cisl – che è indispensabile creare ed allestire una vera e propria task force di professionisti per attivare e programmare interventi mirati con risorse comunitarie e nazionali e programmare una governance unica dei fondi che producono finanziamenti ed investimenti in ogni settore produttivo.
Insomma, creare e far maturare una visione nuova di Città Metropolitana, attraverso un percorso anche di accompagnamento alla classe politica, sarà la sfida dei prossimi mesi della Cisl.
Il Sindacato nasce come collante e come modello di rappresentanza in grado di accorciare le distanze tra comunità e bisogni che essa produce. Prossimità, periferie, persona e scommessa di un sud che rinascerà dalle proprie ceneri.